Che peccato (originale)! Storia della rimozione di un sacramento indesiderato

Habemus apostasiam! Gaudium magnum!

Due fogli: uno per me ed uno per il parroco

Un po’ di latinorum è d’obbligo, quando si riceve una lettera dalla curia diocesana di Brescia. Se poi tale lettera è l’attesissima segnalazione che la mia richiesta di sbattezzo “è stata regolarmente perfezionata presso la cancelleria vescovile di questa Curia”, allora è proprio una festa. Cosa posso volere di più che non uscire dal gregge delle pecorelle della Chiesa cattolica apostolica romana per entrare a pieno titolo nella ciurma di pirati della Filibusta pastafariana italiana?


Tecnicamente credo che il peccato originale di Adamo ed Eva torni a gravare su di me, e con lui tutte le colpe dell’umanità. Stranamente, mi sento alleggerito invece che appesantito. Saranno le Sue Spaghettose Appendici a sostenermi con più vigore, ora che sono pastafariano al 100%? La colpa che mi sono ripreso è quella di aver voluto accedere all’albero della Conoscenza. Un peccato che comunque sento mio. Un peccato che rende orgogliosi. Roba da Dante Alighieri:

fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

Prima di me, altri pirati illustri sono gloriosamente morti per mare in una bramosa ricerca di conoscenza: l’astuto guerriero Ulisse, che disse la frase giusto qui sopra, l’audace capitano Shackleton, il vitaminico esploratore Cook. Mi viene voglia di festeggiare, magari con del sidro di mele, per rimanere in tema adamitico.

Anche se, devo dire, queste cose giungono tutte ad un certo prezzo. E come nel conto di un ristorante, anche qui compare l’elenco delle consumazioni da pagare. Sono tutte annotate in fondo al secondo foglio, quello indirizzato al parroco del mio paese e che io ricevo in copia. Le elenco qui di seguito, come è giusto che sia, qualora anche chi legge queste pagine voglia rendersi conto delle conseguenze a cui va incontro.

 

Conseguenze di ordine giuridico:

  • scomunica latae sententiae (can. 1364 §1);
  • esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e confermazione (cann.874 §1; 983 §1)
  • licenza dell’Ordinario del luogo per l’ammissione al matrimonio (cann. 1071 §1 n.5; 1124);
  • privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento (can. 1184 §1,1º);
  • esclusione dai sacramenti e dai sacramentali (cann. 1331 §1, 2º; 915).

Effettivamente avrei dovuto immaginare che dopo questa decisione mi sarebbero stati interdetti la carriera ecclesiastica o il matrimonio cattolico (punti terzo e quinto). Rimango però contrariato quando scopro (quarto punto) che si dà per scontato che sul mio letto di morte, qualora questa non avvenga in circostanze improvvise o violente, verrà convocato un prete cattolico per darmi la possibilità di pentimento. Credo che la cosa mi rovinerebbe il gusto del trapasso, soprattutto se per l’emotività del momento non riuscirò ad apostrofare adeguatamente l’intruso e chi l’ha fatto entrare. Auguro quindi a me stesso di trovare morte in un rutilante arrembaggio od in una procellosa tormenta.

Trovo però elettrizzante il privilegio di potermi dichiarare “scomunicato” (primo punto), per diversi motivi. Il primo, più immediato, è che mi pone su di un livello più alto rispetto alla stragrande maggioranza di persone che non hanno proprio in simpatia la chiesa cattolica. Molti si lamentano delle gesta pubbliche dei suoi alti ministri o private di quelli bassi, ma un gesto pratico come uno sbattezzo mi dà una certa ufficialità, come se tra tanti generici brontoloni io possa essere qualificato come “brontolone qualificato”. Sono fresco di apostasia, e non ho ancora potuto testare questo potere, ma in passato già il nominare la volontà di farsi sbattezzare mi ha fatto riscuotere una certa ammirazione.

Il secondo motivo, più intimo, è che mi pone in una elite storica non da poco. Gente che in periodi in cui la chiesa cattolica godeva di un prestigio ha dovuto fare cose un po’ pazze per rimediare ad una scomunica, spesso senza nemmeno riuscirci.

l’umiliazione di Canossa

Correva l’anno 1076, quando papa Gregorio VII si offese per essere stato dichiarato deposto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV presso il sinodo di Worms. Come conseguenza, il permaloso papa attuò la sua ripicca: scomunicò l’imperatore. La classica situazione in cui due maschietti fanno a gara a chi ha più pelo sullo stomaco. A quanto quello con la pelliccia più folta, e di puro ermellino, era il papa. Enrico fu costretto a stare per tre giorni in ginocchio in una bufera di neve fuori del castello di Matilda di Canossa prima di vedere le proprie scuse accettate dall’inconsolabile pontefice.

Filippo il Bello (per l’epoca)

Il re di Francia Filippo il Bello probabilmente non intendeva subire lo stesso trattamento. Quindi, nel 1303, per rimediare lui stesso ad una fastidiosa scomunica, optò per sistemi più sbrigativi. Mandò due delle sue educande più smaliziate, tali Guglielmo di Nogaret e Giacomo colonna detto Sciarra, ad imprigionare il papa presso Anagni e convincerlo a rivedere la sua bolla di scomunica. Qui i due furfanti si fecero prendere un po’ la mano, e decisero anche di convincere il papa ad abdicare. Il papa contestò questo metodo come non istituzionale, e decise di non assecondarlo. Nemmeno il tempo di un paio di giorni e i cittadini di Anagni pensarono che va bene che questo papa non è proprio simpaticissimo, ma che gli altri non lo fossero di più. E in fondo è pur sempre un papa, ovvero il vicario di dio in terra. E se il papa è permaloso, il loro dio lo era ancora di più. In conclusione pensarono che fosse cosa buona e giusta di liberarlo, e così fecero.

Nel 1309 vennero scomunicati tutti i veneziani: il papa Clemente V non gradì l’invasione di Ferrara, sebbene a scopo di picnic di pasquetta. Non so se la bolla è stata revocata. Se io fossi un pio veneziano, farei bene ad informarmi.

Martin Lutero senza cappello

Nel 1521 papa Leone X scomunicò Martin Lutero. Ma questi non diede molto peso alla cosa. Aveva già in passato dato fuoco in pubblico ad una bolla papale in cui veniva minacciata la sua scomunica. Forse sentendo puzza di bruciato, evitò sempre di recarsi a Roma per discutere le sue posizioni. Alcuni secoli prima Arnaldo da Brescia non fu altrettanto scaltro, e la sua predicazione presso Roma non fu accolta come si sarebbe aspettato: fu scomunicato, impiccato, arso al rogo, sparso nel Tevere, ed infine gli dedicarono un busto sul Pincio.

Nel 1821 tutti gli aderenti alla carboneria sono stati scomunicati da Pio VII. Il papa successivo, Leone XII, o non lesse le bolle del suo predecessore, o non giudicò sufficiente la scomunica dei carbonari. Non potendo scomunicarli di nuovo, decise di condannarli. Un po’ come adesso il papa condanna qua e là quelli che non si comportano secondo suo gusto.

Nel secolo scorso per una serie di distrazioni la chiesa cattolica non ha scomunicato un discutibile politico romagnolo che nel primo dopoguerra inneggiava alle masse valori di scarsa etica cristiana ed intraprendeva azioni che i più definirebbero opposte alla volontà della chiesa, come autoproclamarsi dittatore, esercitare violenza sommaria di strada, invadere stati, deportare popolazioni, bonificare paludi, far arrivare treni in orario, costringere il fiero popolo italico a fare ginnastica. Per farsi perdonare per la mancata scomunica per quest’uomo, la chiesa ha cercato di stare un po’ più attenta sui regimi emergenti. Occasione che si è presentata nel secondo dopoguerra. Per stroncare sul nascere l’aderenza al partito comunista, la chiesa cattolica ha preso una iniziativa forte: impedire l’accesso ai suoi sacramenti a quelle persone che dei suoi sacramenti non volevano saperne più niente.

Ormai la chiesa cattolica ha perso questo gusto ruspante per bolle e scomuniche. Purtroppo è conseguenza del fatto che l’esercito del papa è fatto da elementi presi da un popolo di neutrali storici, per di più vestiti da pagliacci e armati di alabarde. Ogni dichiarazione del pontefice perde quindi un po’ della sua antica forza alle orecchie degli infedeli.

La mia storia di cattolico è finita. Inizia ufficialmente la mia vita da pirata pastafariano. La prossima santa celebrazione è già in programma per il giorno di festa di venerdì, nella nostra taverna preferita. Solito posto, orario più a caso.

Hasta la pasta, Alb