Noè, Cam, Napoleone e il Rwanda

Argggg amici pirati,

Eccomi di nuovo qui a parlare di Rwanda.

Oggi la storia partirà da lontano, molto lontano. Partiamo dall’antico testamento… dopo essere stato sul suo vascello durante il diluvio universale il giovine pirata Noè, ormai a 600 anni, scenderà a terra dove vivrà ancora 350 anni…sembra una minchiata ma cosi dice il testo.

“Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò della cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e , camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto. Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: «Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!». E aggiunse: «Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia tuo schiavo! Dio dilati Iafet e questi dimori nelle terre di Sem, Canaan sia suo schiavo!»” (Genesi 9, 20-27)

 

 

Canaan era il quarto figlio, il più piccolo di Cam. Secondo le tradizioni orali ebraiche del VI sec. d.C. Cam è indicato come un peccaminoso. Gli africani subiscono la maledizione del “loro” antenato Cam, figlio indegno di Noè: di conseguenza sono neri e degenerati. Da queste tradizioni si diffonde l’idea che tutti gli uomini dalla pelle scura siano dei Camiti. Questa immagine che identifica l’uomo che abita l’Africa persiste per tutto il Medioevo e la nozione di “Negro-camita” fu generalmente accettata fino al 1600 contribuendo, piccolo particolare, a giustificare la tratta degli schiavi.

il missionario fumante


A seguito della spedizione in Egitto di Napoleone Bonaparte (1798) si compie una completa riconversione del mito di Cam. Gli scienziati di Napoleone erano concordi nel ritenere che, prima della civilizzazione romana e greca, l’inizio della civiltà occidentale si potesse collocare in Egitto. La conclusione fu che “gli egiziani erano negroidi non neri”. Solo l’ultimo figlio di Cam (Canaan) era stato maledetto, gli altri tre figli (Kush, Mizraym e Put) erano dei fighi, non maledetti e quindi capaci di civilizzazione. Gli egiziani quindi si ritrovavano imparentati con i bianchi europei. Col termine “Camita” da questo momento in poi gli studiosi cercheranno di rappresentare la grande diversità delle popolazioni africane in base a una gerarchia fondata sulla loro prossimità al ceppo europeo. Se essi non sono completamente neri significa che sono entrati in contatto con civiltà straniere. Ribaltando il pensiero precedente, a metà del 1800 il conte Gobineau considera i Camiti come discendenti di tale primo movimento migratorio europeo-caucasico. Le famiglie regali tutsi dei differenti Stati vennero riconosciute come camitiche secondo questa nuova teoria, insomma bianchi a tutti gli effetti. L’aristocrazia tutsi comandata dal Belgio «guidava uno stato talmente sofisticato che essa non poteva che essere originaria di una regione geograficamente, culturalmente, e soprattutto razzialmente, “vicina” all’Europa, come ad esempio l’Etiopia, un paese che, non è inutile ricordarlo, era stato “cristianizzato” da molti secoli». A partire dal 1870 si diffonde tra gli studiosi l’idea di una «razza camitica» nella quale vengono raggruppati i Berberi, gli Egiziani, gli Abissini, alcuni gruppi dell’Africa Centrale, fra cui i Tutsi-Hima. I missionari riuscirono a mantenere tutte queste teorie a loro favore per “costruire” l’etnia in Rwanda. I missionari consideravano gli hutu come i neri degenerati, figli maledetti di Cam, cioè i camiti della versione antica della teoria, mentre i tutsi venivano considerati i “bianchi” camiti della versione moderna della teoria.

Buana Tutsi

Piedone l’africano