Si inizia dal Rwanda (una volta tanto)

Cari amici pastafariani,

essendo io un pirata della chiesa pastafariana in trasferta in Africa vorrei dedicare qualche articolo sul ruolo della chiesa cattolica nel continente nero. Un giorno un certo Jomo Kenyatta, primo presidente del Kenya, disse: “Quando arrivarono i missionari, gli africani avevano la terra e i missionari avevano la Bibbia. Ci insegnarono a pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia”.

L’argomento è così grande che mi dovrò limitare ad un solo paese per ora, ossia il Rwanda. Lo stile sarà sarcasticamente piratesco e provocatoriamente legato a fatti storici assolutamente reali. Se qualcuno si sente in ogni modo negativamente colpito sappia che questo è il mio obiettivo e ne sarò compiaciuto.

 la bandiera del Rwanda

Il Rwanda. O perlomeno la sua bandiera


Il Rwanda è un piccolo Paese dell’Africa centro-orientale, è grande circa come la Sicilia. Il Rwanda confina con il Burundi, l’Uganda, la Tanzania e la Repubblica Democratica del Congo (grande 89 volte il Rwanda).

 la mappa del Rwanda

La mappa del Rwanda, gentilmente donata (come pure la sua bandiera) da Wikipedia. Un grazie è dovuto.

Il Rwanda ha una densità di popolazione di 328 abitanti per Kmq, 10 volte maggiore rispetto al Congo, e per ironia della sorte praticamente uguale a quella a quella del Belgio che ha governato come potenza coloniale sul Rwanda per moltissimi anni. Si sta strettini in Rwanda e il 90% della popolazione si dedica all’agricoltura. Certo niente a che vedere col Vaticano dove gli abitanti, probabilmente per dare il buon esempio ai loro fedeli, stanno veramente strettissimi (2.118 abitanti per Kmq) e dove il 100% della popolazione si dedica alla professione della fede cattolica.

Il Rwanda ha una gran fortuna rispetto a tanti altri Paesi africani: in RD Congo ci sono oltre 200 etnie, in Tanzania 200, in Kenya 42…difficile mettere tutti d’accordo, difficile anche solo riuscire a far comunicare tutte queste persone tra loro. In Rwanda invece son proprio fortunati perché ci sono tre componenti sociali che non possiamo definire nemmeno etnie. Dal vocabolario della lingua italiana: etnia è un raggruppamento umano basato su comuni caratteri fisici, storico–demografici, linguistici e culturali. Ora in Rwanda si parla solo una lingua, il kinyarwanda, si mangiano gli stessi spiedini con le banane cotte, si prega lo stesso dio, ci son gli stessi usi e costumi e fisicamente è oggi difficile distinguere un hutu da un tutsi.

La divisione etnica era una realtà centinaia di anni fa in Rwanda. Negli anni ha poi perso valore grazie alla storia piuttosto atipica del Rwanda, per essere poi rispolverata ed utilizzata dal clero cattolico per governare al meglio il paese e convertire centinaia di migliaia di pecorelle (nere) smarrite, e per essere infine utilizzata come strumento di sterminio durante i genocidi rwandesi.    

Ad ogni modo ecco invece la versione dell’etnia più cara ai missionari cattolici: i pigmei twa sono l’1% della popolazione rwandese, gli abitanti originari del Rwanda; sono cacciatori – raccoglitori seminomadi, tracagnotti (diciamo cicciottelli con baricentro basso) e molto scuri di carnagione. Gli hutu sono invece l’89% della popolazione rwandese, sono bantu e sono i secondi ad arrivare in Rwanda provenienti dall’Africa occidentale. Tutti agricoltori, di media altezza e di media carnagione, con l’inconfondibile naso “a patata” africano. I tutsi sono i famosi Watussi,  quelli che ogni tre passi fanno sei metri e che vedon per primi la luce del sole, sono il 10 % della popolazione rwandese, ultimi ad arrivare in Rwanda dagli altopiani etiopi. Sono pastori, alti oltre 180 cm d’altezza, chiari di carnagione e con un naso all’europea ossia pronunciato e fine. Per aiutarvi vi consiglio di guardare la vignetta che segue..da sinistra: tutsi, hutu e twa.

 tre nei teneri

un tutsi, un hutu ed un twa in posa per una fotografia (il missionario cattolico non si vede: è dietro il mirino l’obiettivo)

Come introduzione mi sembra più che sufficiente. Nel prossimo post parlerò invece della sacra genesi e dell’utilizzo delle scritture da parte dei missionari per manipolare il concetto di etnia a loro uso e consumo.

RAmen,

Piedone l’africano