Un lavoro sorprendente

A volte mi capita una cosa stranissima. Succede che si sta parlando con altre persone di cose così, del più e del meno, e che all’improvviso uno dei presenti faccia una domanda, apparentemente innocua, che suona più o meno così:

Ma che lavoro fa Giuseppe?

La cosa strana che mi sorprende non è la domanda, quanto la risposta. Non sempre, perché molto spesso Giuseppe fa un lavoro normale, tipo il falegname, il terzino o l’eroe dei due mondi. Sarà però che vivo in un luogo ad alta concentrazione di edifici religiosi cattolici (l’Italia), ma capita spessissimo che Giuseppe faccia questo lavoro veramente stranissimo:

Giuseppe fa l’insegnante di religione.

Non riesco mai ad abituarmi all’idea di quante persone servano per insegnare una religione ad altre persone, e soprattutto che non siano sufficienti tutti quegli edifici molto vistosi sparsi un po’ su tutto il territorio italiano, come questo qui:

E pure popolati da uomini adulti con abiti appariscenti e magari un po’ ridicoli come questi qui:

Insomma, in Italia è quasi impossibile trovare un posto da cui non si possa vedere anche solo la punta di un campanile, una croce di legno attaccata ad una parete o un televisore con dentro un vescovo intento a spiegarci qualcosa. Inoltre il loro dio si è imposto a suo tempo come il migliore di tutti e che per ulteriore sicurezza ha pure inventato il concetto di monoteismo. Ma tutto questo ancora non è sufficiente a diffondere il verbo e a mantenere unito il loro popolo, e sono necessarie altre persone, questa volta vestite in un modo molto meno appariscente, per insegnare questa religione anche nelle scuole.

E Giuseppe questo fa: insegna la religione cattolica nelle scuole. Ho dato per scontato che si tratti di religione cattolica un po’ per abitudine ed un po’ per quanto detto sopra. Per quanto questa professione mi stupisca ogni volta che la sento, so che nessun insegnante di religione proviene da ambienti satanici, o che sia un vecchio monaco scintoista giapponese.

E qui sta tutto il mio stupore: ci sono chiese, cattedrali, oratori ed una serie di altri edifici religiosi bellissimi, in posizioni centrali o strategiche, molto più belli dei bar sperduti dove io vado a bere birra in onore del mio dio: tali edifici sembrano proprio predisposti ad attirare adulti ma soprattutto bambini tra le braccia amorose del loro personale religioso. A chi non vorrebbe naturale spendere un po’ del proprio tempo in questi ambienti così grandiosi, edificati a prova terrena di un dio tanto poderoso? Niente da fare: ancora non è sufficiente. Serve proprio il nostro Giuseppe l’insegnante di religione, a ripetere ancora le stesse cose, ma questa volta in una brutta aula scolastica di fronte ad una platea di alunni svogliati ed indisciplinati. Questo è quello che mi stupisce ogni volta.

Dopo lo stupore, mi viene sempre lo stesso pensiero: anche a me piacerebbe essere un po’ come Giuseppe. Mi piacerebbe andare all’università, laurearmi in ateismo e quindi diventarne un docente nelle scuole elementari del mio paese. Certo, non insegnerei solo l’ateismo, esattamente come Giuseppe vi verrebbe a dire che nella sua ora di religione non fa solo catechismo cattolico, ma ci piazza anche due chiacchiere veloci sulle altre religioni. Nel mio caso, essendo che dell’ateismo, una volta compreso che dio non esiste, rimane un po’ poco da dire, avrei ben più tempo da dedicare ad argomenti corollari, tipo ad insegnare ad usare la propria testa e a non credere a tutto quello che ci viene detto e che deve essere accettato per fede, soprattutto se a dirlo è un adulto vestito come un pagliaccio del circo.

Questo mi piacerebbe, ma in Italia ancora non si può. Pazienza, un giorno ci arriveremo, forse.

Ah, chiaramente l’ora di religione di Giuseppe dovrebbe rimanere come alternativa didattica all’ora di ateismo. Solo che gli cambierei il nome. Qualcosa come: l’ora di miti e leggende.