Le costose religioni degli dei onnipotenti

Questa mattina, mentre mi imbattevo sul giornale nel racconto delle ennesime avventure fuori porta dell’anziano intermediario divino di una religione concorrente, mi sono ritrovato a pensare ad uno strano paradosso religioso moderno: quello per cui più una religione si fa vanto dell’onnipotenza del proprio dio più, stranamente, la religione stessa ha bisogno di ingenti e costose strutture per sopravvivere. Questo per me è proprio stranissimo: se un dio è davvevo così potente, come può non essere in grado di comunicare direttamente con i suoi fedeli con parole semplici e soprattutto non equivocabili, attraverso un mezzo di informazione adeguato? Ed invece no: ci ritroviamo questa gran confusione di divini tirapiedi ad intasare ogni mezzo di comunicazione: giornali, radio, televisioni, Internet più tutti quelli che non hanno ancora inventato. E questi sono solo i mezzi invasivi involontari, ovvero quelli in cui chiunque, seguace o meno della tal religione, si ritrova a doversi sorbire le opinioni del prelato di turno. Se uno è un devoto seguace e frequenta anche i luoghi di culto si becca anche la dose extra, quella senza la quale va dritti all’inferno. Ma non sarebbe più semplice usare proprio l’evento del rito periodico per tutte le comunicazioni, e liberare tutti i mass-media da quel genere di informazione di scarsissimo interesse per chi crede in qualcos’altro o in niente del tutto?

Ma sto divagando.

Se vogliamo schematizzare ogni religione per dei concetti base, potrei definire tre parti essenziali:

  1. la parte divina
  2. il credente
  3. il messaggio

Compito della prima parte è quello di dare dei precetti da rispettare. Molto spesso questi precetti si assomigliano da una religione ad un’altra e sembrano più delle ovvietà morali, altre volte invece sono più strampalati e vanno, per così dire, accettati per fede. Nessuno si sorprende se una religione dice cose come “non uccidere tutti quelli che ti stanno antipatici, a meno che non te lo dica io”, mentre precetti come “non mangiare i costacei” o “discrimina e colpevolizza chi ama in modo diverso” sono più esclusivi.

Compito della seconda parte invece è proprio di cercare di rispettare la volontà della prima. Nelle religioni moderne normalmente se ci si attiene alle volontà divine si parla di un premio in una presunta vita futura. Alcune religioni del passato erano più divertenti, come quelle della Grecia, dell’Etruria o degli antichi romani, in cui una volta morto finivi comunque in un posto schifoso a prescindere della bontà della tua vita terrena. In più se ti comportavi male e offendevi con la tua trascuratezza una delle numerose e bizzose divinità, avevi lo sfortunato privilegio di subirne le angherie fin da subito. Questa politica delle scocciature subito e niente premi dopo ha pagato poco alla distanza: ormai queste religioni non vanno più di moda e si va tutte verso l’idea del premio indimostrabile dopo.

Tra la prima parte divina e la seconda umana è necessario un canale di comunicazione a cui affidare il messaggio. A questo normalmente provvede il divino. C’è un certo narcisismo in queste divinità che per sentirsi tali hanno bisogno di un popolo di adulatori. La comunicazione divino-umano ha usato nella storia i metodi più stravaganti: cespugli ardenti, ingravidamento di vergini, tuoni, fulmini, calamità naturali, cose così. In genere però ultimamente si preferisce il testo scritto per la maggiore capacità informativa. Ecco perché molte religioni si definiscono tali sulla base di un testo sacro di natura divina. ovviamente questo tomo non è caduto dal cielo direttamente sulla zucca del profeta. Normalmente viene scritto da esseri umani, al limite pervasi da uno spirito divino che li aiuta sotto dettatura. Nessun dio ha mai pensato a cose più d’effetto, tipo disporre le stelle in cielo a comporre direttamente le sue istruzioni, o tracciare parole di lava da un vulcano in eruzione, ben visibili giorno e notte. No: solo vecchi libri, per giunta mai prime edizioni, e spesso pure cattive traduzioni.

Tutto questo – divino, umano, messaggio – sarebbe sufficiente a definire una religione: il divino dà il messaggio all’umano che crede e segue la volontà, invogliato da un premio o spaventato da una punizione. Ed invece ecco che arriva una quarta parte, ovvero i costosi intermediari, coloro che si eleggono come parte di mezzo necessaria a spiegare agli umani ignoranti le volontà di un dio pigro, confusionario o latitante. Uso la parola “costosi” perchè si adatta per questi motivi:

  1. gli intermediari sono costosi perché come in tutte le forme di comunicazione, ad aggiungere passaggi ad un messaggio c’è il rischio che parte del messaggio si perda o venga travisato, per sbaglio o volontariamente. Questo a mio parere è un costo, perché aggiunge un disturbo ad un sistema religioso che sarebbe più semplice con una comunicazione chiara e diretta:
    • l’esserre umano ha un dubbio: “ma i sistemi anticoncezionali sono cosa buona e giusta?”
    • il divino risponde subito, sfruttando il canale di comunicazione concordato: “Prova anche solo a dispedere il seme una volta che ti spedisco per sempre a bruciare all’inferno, come è vero che ti amo come un figlio”. Ecco, se fosse così sarebbe tutto più chiaro.
  2. Gli intermediari sono costosi perché normalmente lo fanno per lavoro, e quindi bisogna in un modo o nell’altro pagargli lo stipendio. Questi intermediari poi spesso mantengono quel vizio un po’ antico di dare un certo peso all’apparenza. Di conseguenza non parliamo solo di una loro presenza in pubblico, ma anche di abbigliamenti costosi con attrezzature costose in luoghi costosi. Ed i costi costano, ovviamente.
  3. Gli intermediare sono costosi perché come detto hanno una naturale tendenza ad occupare tutti i mass-media, togliendo spazio a cose più interessanti. Se per esempio su Radio 1 non si concedesse più tutto questo spazio ai miti ed alle leggende della religione cattolica, solo di domenica si recupererebbero circa venti ore da destinare ad altro, tipo la lettura integrale dell’audiolibro di un grande classico letterario.

Possibile che degli dei onnipotenti vogliano questo, ovvero questo gran numero di dipendenti a generare fastidio e confusione tra i loro adoranti?

E qui voglio parlare del caso opposto, quello del Pastafarianesimo, una religione nata da un errore divino, dovuto ad un eccessivo consumo di alcol in un venerdì sera. Niente intermediari a fare confusione tra il divino e l’umano. O meglio, un po’ ci sono, ma non danno il minimo fastidio e passano più tempo a bere al bar e ad occuparsi di altre questioni morali, tipo il diritto alla bestemmia. Niente costi da sostenere per pagare stipendi a chicchessia e soprattutto dei precetti chiari messi in un libro, che posso provare a riassumere più o meno così: amate e rispettate voi stessi, gli altri e tutto il pianeta e non rompetevi le scatole gli uni gli altri come alcuna forma di bigotteria religiosa. La religione ideale, anche per quelli come me che non è che ci cfedamo poi così tanto.