Gli dei, l’HACCP e la prevenzione dei rischi in generale

E’ una tradizione un po’ di tutte le religioni di successo di pensare in grande: grandi edifici di preghiera, grandi poteri attribuiti al loro dio, grandi miracoli, grandi esplosioni in luoghi affollati da un gran numero di persone, grandi ricompense o punizioni per chi si comporta bene o male. Sembra proprio che la discrezione non sia la chiave del successo per una religione.

Anche quando si chiede conto alla chiesa cattolica dei suoi errori del passato, lo si fa sui grandi errori che si sono verificati in grandi circostanze. Cito ad esempio il benestare dato ai grandi stermini razziali del secolo scorso, o l’episodio più divertente delle grandi scoperte astronomiche di Galileo sui grandi oggetti spaziali rotanti, o ancora le grandi stragi di valdesi ad opera degli sgherri del papa, la grande inquisizione, fino alla grande quantità di denaro che la chiesa cattolica riceve ogni anno dallo stato italiano e alla copertura del grande ordine mondiale dei preti pedofili.

Quello che ci si dimentica però è che non esiste solo il grande, ma anche il piccolo: mi riferisco a quel piccolo mondo di batteri e virus di cui non si aveva conoscenza fino a pochi secoli fa. Siccome gran parte dei libri sacri alle religioni sono stati scritti per intercessione o dettatura divina molto prima che gli esseri umani scoprissero l’esistenza di tali microorganismi che sfuggono all’occhio umano, è facile pensare che nessun dio ha voluto mandare in confusione le nostre limitate testoline mettendosi a parlare di cose non note, nonostante siano tutte cose create dagli stessi dei, dal paramecio all’Escherichia coli.

Succede poi che, per motivi che non ho mai capito, gli dei di tutte le principali religioni non fanno uscire aggiornamenti ai loro libri sacri ormai da molti secoli. Questo nonostante i tributi richiesti in preghiere, opere e sangue vengano versati regolarmente. Di conseguenza le religioni non hanno indicazioni chiare su come gestire questa novità dei microorganismi. Che è una cosa sconcertante: da un lato ti vengono a dire nel dettaglio cosa mangiare, come vestirti, come comportarti e quali luoghi di culto visitare in quali giorni. Ma su questo altro fronte niente, il vuoto assoluto: come se lavarsi o meno le mani dopo aver maneggiato del pollo crudo sia una scelta personale del chirurgo, e non riguardi minimanente la salute del cristiano a cui sta operando un bypass. Alcune religioni ne escono con una serie di indicazioni perlomeno originali, come quella di tenere due cucine separate, una per i latticini e una per tutto il resto. O quella per cui alcuni animali sono considerati commestibili e altri immondi o sacri, a seconda della scuola di pensiero, e di conseguenza il fedele sa se può infilarseli in bocca o no. Probabilmente tali bestie sono state fonte di contagio o di altri problemi alimentari in passato, e il dio associato ha pensato di eliminare il rischio all’origine, senza tante spiegazioni su virus e batteri vari. Un po’ mi dispiace, perché denota una scarsa considerazione dell’intelligenza dei propri fedeli. Quando devo spiegare ai miei figli dell’importanza di lavarsi le mani non faccio certo leva sulle terribili punizioni inflitte a chi non si attiene ai miei comandamenti, ma parlo senza problemi dei microbi e delle malattie conseguenti alla scarsa igiene personale. E sono due bambini dell’asilo, non laureandi universitari. Queste divinità sembrano essere un po’ approssimative e soprattutto, quasi mi dispiace dirlo, trattano i loro fedeli come dei poveri idioti buoni solo ad eseguire gli ordini senza pensare. Chi l’avrebbe mai detto?

E qui sta il punto: l’HACCP. Perché se le religioni non si esprimono sul mondo del microscopio per il semplice motivo che i loro dei non ne hanno mai fatta parola alcuna, lo stato italiano invece è molto chiaro: insiste che anche se una cosa non si vede non è motivo sufficiente a che non venga gestita in modo adeguato. Per chi non lo sa, l’HACCP è quel protocollo un po’ antipatico ma necessario a definire i nostri comportamenti nella gestione dei rischi in un esercizio che tratta alimenti. Per fare un esempio: se apro un ristorante con la prevedibile intenzione di procurarmi degli alimenti, prepararli e venderli ai miei clienti, è utile che questi ultimi sopravvivano all’esperienza ma non solo perché possano ritornare e lasciarmi nuovamente un po’ dei loro soldi, ma anche per compiacere lo stato italiano, che ci tiene particolarmente alla salute dei suoi cittadini. All’HACCP non interessa se quello che vendiamo piaccia o no ai nostri clienti, ma dà le norme a cui attenersi per evitare che gli stessi clienti muoiano o passino la notte seduti sul water. A ben vedere sono cose che sfavoriscono il ritorno nel cliente nel nostro ristorante, e quindi dovrebbero interessare un po’ a tutti.

La stranezza con l’HACCP è che queste norme vanno applicate molto bene quando a maneggiare gli alimenti è un individuo che lo fa con fini terreni, quali ad esempio la sua volontà di guadagnare qualcosa. Se invece c’è di mezzo il disegno di una qualsiasi divinità superiore allora tutto cambia, e la prevenzione dei pericoli sulla salute non sta più alle norme definite dallo stato italiano ma viene gestito in osservazione dei criteri stravaganti della divinità stessa.

Ad esempio, i mussulmani ci tengono molto che i loro animali vengano uccisi in piazza da un macellaio per sgozzamento. La loro unica premura è che sia presente non tanto un veterinario che certifichi lo stato di salute dell’animale (macellato), quanto una loro autorità religiosa. Se l’animale non viene ucciso in questo modo tutto particolare loro non sono contenti, e si rifiutano di mangiarlo. La cosa ancora più strana è che la carne è nutrimento non dello spirito ma del corpo e quindi il divino centra ben poco. Ma niente da fare: o così o niente. Anzi, così: perché lo stato italiano ha fatto una concessione per permettere agli amanti dello sgozzamento di perpetuare i loro eccentrici comportamenti. Magari era l’occasione per spiegare loro che certe cose hanno poco senso, e proporre un aggiormamento dei loro testi di riferimento che tenga conto della salute e dei già pochi diritti degli animali. Invece no: si va avanti, o meglio, si va indietro così.

Curioso anche il rito cattolico, dove ogni settimana i fedeli sono fortemente invitati ad infilarsi in bocca del cibo maneggiato a mani nude da un sacerdote, dopo che lo stesso ha toccato un po’ di tutto tra testi antichi, microfoni, vecchi abiti da cerimonia e tovagliato vario, e si è pure premurato di stringere la mano a tutte le persone del circondario. Non pago di questo, alla fine della distribuzione del cibo ai fedeli penserà bene di lavare un calice di metallo ma non in lavastoviglie con detersivo e ad alta temperatura, ma semplicemente passandoci sopra un panno. Panno che poi non viene messo in lavatrice, ma piegato come se niente fosse ed appoggiato sopra il bicchiere, pronto per il rito successivo.

Il fatto però che le chiese cattoliche non siano generatrici di epidemie potrebbe essere preso come una prova che la transustanziazione del loro dio ha effetti sterilizzanti sugli alimenti. Sarebbe interessante vedere se questo è vero, magari cercando di provocare un piccolo focolaio di sacra dissenteria in alcune parrocchie, e vedere quante volte il rito sacerdotale riesce a prevenire il problema. In base a questo, si potrebbe valutare se estendere l’uso dei poteri divini anche a tutti gli altri edifici soggetti alle norme HACCP, creando una squadra d’azione sacerdotale che batta il territorio distribuendo benedizioni in ogni ristorante, mensa, supermercato o magazzino alimentare. Esattamente come gli islamici prevedono un imam alle macellazioni, i cattolici dovrebbero assicurare la presenza attiva di un prete in ogni luogo dove viene manipolato o consumato del cibo. Che poi non è niente di nuovo: è quello che si è sempre fatto prima che la scienza ci mandasse in confusione con le sue pratiche moderniste, non sempre ahimé così efficaci. Il prete del paese preposto alla benedizione di bambini, bestiame, case, veicoli, animali domestici, squadre di calcio, mezzi agricoli, parchi giochi e chissà cos’altro è una realtà ancora in gran voga in gran parte del territorio italiano, anche se purtroppo la fede vacillante dei cattolici ne limita spesso l’efficacia.

Il successo di questo esperimento alimentare poi potrebbe portare alla benedizione sistematica di tutto ciò che comporta rischi della salute. Se per esempio il cardinal Bagnasco non si limitasse alle solite accuse qualunquiste, ma uscisse dai suoi sfarzosi appartamenti e si impiegasse in modo più attivo alla protezione del suo territorio grazie ai suoi poteri soprannaturali, adesso non saremmo qui a piangere i morti di Genova, a dare la caccia ai colpevoli e a cercare di capire chi deve pagare per ricostruire tutto quanto. In un colpo solo ci libereremmo di tutte le calamità artificiali e naturali che tristemente imperversano sul nostro territorio: inondazioni, terremoti, prediche di vescovi e cardinali, crolli di ponti, mancate qualificazioni ai mondiali di calcio, disastri navali e ferroviari, leggere nevicate e buche per la strada. In secondo luogo eviteremmo di doverci offendere quando i francesi smettono di fare satira sui mussulmani per farla su di noi. Poi, cosa pure molto importante, nell’eventualità remota che nonostante la benedizione clericale una sciagura comunque ci colpisca, non partirebbe più la ricerca del colpevole, ma sarebbe subito individuato nel vescoso negligente della diocesi dove si è verificato l’evento calamitoso, che a questo punto non aprirà la bocca per accusare l’incuria umana, ma per difendere l’operato suo e del suo onnipotente superiore.