Siamo tutti pacifisti

L’omino Lego di Zelensky. Bello vero? E’ preoccupato perché non gli piace il titolo di questo articolo

E’ un po’ che sono al mondo, e mai ho incontrato una persona che si sia detta a favore della guerra. Da bambino ho imparato che la guerra piace solo al generale di De Gregori e, ovviamente, allo stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone e al Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestrafrakasson del racconto di Gianni Rodari. Ma a noi la guerra non piace perché abbiamo capito che è brutta anche se l’hanno vissuta solo i nostri nonni, nemmeno i genitori. La cosa strana appunto è che ormai pochissimi di noi ne hanno una esperienza personale, a meno di essere molto vecchi o soldati. Sia io che queste persone che incontro viviamo in un contesto più unico che raro: una bolla spaziotemporale di decine di lustri e migliaia di chilometri senza guerre! Voglio dire: le guerre sono sempre successe a casa nostra, una più orrenda dell’altra, ed era molto difficile che un mio antenato padano di qualsiasi epoca storica potesse morire di vecchiaia senza che rimanesse coinvolto in una guerra qualsiasi.

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Polemiche spigolatrici

Ultimamente si parla molto di statue femminili. Si è iniziato notando che a Milano tutte le statue sparse in giro per la città sono dedicate a maschietti: maschietti musicisti, maschietti condottieri, maschietti politici, ma tutti maschietti. Ce ne siamo accorti proprio quando veniva inaugurata la prima e unica statua di donna, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, in Piazza Belgiojoso. E’ in centro a Milano ed è pure la sua piazza, direi perfetto. Forse non è stato pure così difficile pensare a lei. In un colpo solo Milano è passata da una rappresentanza femmiline di 0/121 (0%) a 1/121 (0,83%), ma con un interessante aumento percentuale di ∞.

A portare avanti il discorso sulle statue femminili ci pensa la città di Sapri, quella della spigolatrice. Eccola qua:

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Come avere il Green Pass GRATIS! E in modo LEGALE!

Ultimamente c’è questo problema qui: di avere il Green Pass. Senza di quello non si possono fare tutte quelle cose che per un po’ nessuno poteva fare e che quindi in questo momento ci sembrano assolutamente necessarie, tipo andare al bar o al ristorante.

Visto che molta gente sta avendo problemi ad averlo, ed è pure finita vittima di truffe e raggiri appassionanti come queste persone qui, mi sento in dovere di condividere la mia storia su come ho fatto ad avere il Green Pass gratis, e pure in modo legale! Pensa che cosa strana. E’ pure semplicissimo, che se non scrivo che è semplicissimo poi si pensa che ho dovuto fare chissà cosa.

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Scuole fredde e mamme surriscaldate

Mentre in un altro continente accadevano fatti sconvolgenti, tipo gentaglia che non vorrei nemmeno nella mia osteria che si aggirava senza invito e senza mascherina nelle aule del Campidoglio a Washington, anche nel nostro paesotto abbiamo vissuto un piccolo dramma su scala locale.

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Ma il corpo e il sangue di Cristo sono generi alimentari di prima necessità?

Purtroppo da domani siamo di nuovo in clausura. Quest’estate ci eravamo illusi che era sufficiente dire che sarebbe andato tutto bene e che così sarebbe stato, ma che potevamo comunque divertirci in spiaggia, in piazza e ai tavolini all’aperto dell’osteria. Ce l’eravamo pure meritato perché eravamo stati bravini prima di tutti mentre gli altri, quelli arrivati dopo, stavano molto peggio di noi, soprattutto quegli zoticoni dei francesi. Ma il virus era sempre lì in giro, a lavorare nell’ombra. Niente da fare: siamo punto e a capo.

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Il papa dei gay

Che tipo questo papa, troppo imprevedibile. Ma ieri mi ha proprio sorpreso, quando alla radio ho sentito dire che in un documentario russo si è espresso a favore delle coppie gay. Ho pensato subito ad un errore di Google Translator: succede quando fanno traduzioni a cascata, figuriamoci se le facciamo dallo spagnolo al russo e poi dal russo all’italiano.

Una cosa del genere, tanto per dire:

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Videoconferenze e campanili

Achille, di gran lunga il mio Campanile preferito, grazie Wikipedia

Non si fa che parlare di videoconferenze: mai come in questo periodo, causa virus, ne stiamo facendo tantissime. Certo: sto parlando di chi lavora in ufficio e può farlo da casa: non credo che categorie sociali come macellai, borseggiatori o becchini potranno mai svolgere il loro lavoro da casa. Sembra però che quella vaga tendenza di spostare il proprio lavoro a casa che era un processo timido e lentissimo fino ad alcuni mesi fa, ha subito una accelerata impensabile, e di questo noi telelavoranti ne siamo molto contenti.

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Su quelli che rompono le targhe alle persone morte

Oggi al radiogiornale si parlava di quelli che hanno rotto una targa, questa qui:

https://www.lastampa.it/milano/2020/02/03/news/milano-rotta-la-targa-del-comune-che-ricorda-pinelli-1.38419526

Chiaramente non ci piace quando qualcuno rompe le cose degli altri: ci hanno insegnato che non si fa. In questo caso poi non hanno rotto una panchina del parco perché ci sono saliti sopra in quarantadue: hanno rotto una targa dedicata ad un uomo morto. Ci viene da pensare che non siano solo dei cretini con aspirazioni circensi, quanto degli individui razionali con una volontà propria. La giornalista cercava proprio le ragioni del gesto in una delle parole sotto il nome e cognome del ricordato: gli dava fastidio che fosse anarchico? Oppure partigiano? Non ha preso in considerazione ferroviere, il che è pure strano, di questi tempi: delle tre categorie umane incise è quella che personalmente mi indigna di più, anche se non al punto di andare al cimitero a danneggiare tutte le lapidi dei defunti dipendenti delle FFSS.

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Quando, non so perché, mi ritrovo a difendere l’islam

Per qualche strano motivo, mi ritrovo più spesso a difendere i diritti dei mussulmani che non quelli di gruppi di persone che mi stiano più care, tipo i pastafariani, gli atei o i gozeriani. Come se poi a me i mussulmani stiano particolarmente simpatici, o che stia pensando di abbracciare in segreto la loro religione. Forse che gli atei, i pastafariani ed i gozeriani sono pochi e discreti, non suonano i campanelli, non esplodono e non guidano grossi camion sopra le persone; basta questo a renderli simpatici un po’ a tutti, e basta dire apertamente quanto ci stiano simpatici per dare prova tangibile di essere persone aperte e tolleranti.

“Io ho grande rispetto degli atei! Ho avuto un professore al liceo che era ateo e comunista, che non solo non mangiava i bambini, era pure molto bravo ad insegnare!”

Ecco, se uno dice così si può considerare automaticamente una persona per bene e tollerante, quindi migliore di tutti i mussulmani.

E qui intervengo io, a farmi del male. Vorrei spiegare a queste persone per bene e tolleranti che anche se ci sono molti mussulmani che sono un po’ retrogradi, esplosivi o maleducati, questo non vuol dire che lo siano tutti. Che sono certo che ci sono dei mussulmani che sono moderni, educati e che non esplodono. Sarei quasi tentato di citare un famoso best-seller dell’antica Mesopotamia, in cui un dio in cerca di consensi si era trovato a discutere con un suo seguace se radere o no al suolo un paio di città, a seconda che quest’uomo vi avesse trovato o no un piccolo numero di persone conformi alle sue leggi divine.

Arrivo anche a dire che conosco alcuni mussulmani che non solo si comportano in maniera civile, ma che non li ho mai visti pregare una volta, e che quando ne hanno voglia si fanno una birra e si mangiano pane e salame. Ma qui interviene il buon cristiano, esperto ad applicare agli altri le morali altrui:

“Se non rispettano le leggi dell’islam, allora non sono mussulmani, perché il corano va seguito alla lettera, e dice chiaramente che per essere dei buon mussulmani bisogna picchiare le proprie mogli e uccidere tutti i cristiani”

Già. Non ho letto il corano, ma pare che ci sia scritto così. A dire il vero non l’ha letto nemmeno il nostro moralista cristiano, ma a lui è sufficiente che l’abbia detto Magdi Allam alla televisione.

E via così. Loro a citare casi di mussulmani retrogradi, esplosivi o maleducati, ed io a dire che magari non sono tutti così, ma anche a dire quanto mi dia fastidio dover ogni volta difendere proprio i mussulmani dalle accuse lanciate da dei cristiani così aperti e tolleranti. Preferirei poter scegliere un altro grupo religioso a cui mi sento più vicino, ma così va il mondo, e mi fa passare per uno che è contento quando un uomo picchia sua moglie.

Potrei parlarne ancora per molto tempo, ma se mi sono annoiato io a discuterne, chissà chi legge. La chiuderei da dove ho iniziato, con l’autodichiarazione di tolleranza e apertura del buon cristiano, che è più o meno quella citata all’inizio:

“Io ho grande rispetto degli atei, per me l’ateo ha diritto a vivere la sua vita come ogni credente”

Parole che inciderei a fuoco sulla porta del bagno di casa mia, ma che dette dalla persona che voleva battezzare mio figlio di nascosto suonano un po’ contraddittorie. Strano modo di rispettare le persone.

L’età dell’innocenza

220px-TheAgeOfInnocenceEssere padri è un po’ questo: rivivere le tappe della propria vita nella crescita dei propri figli, in un viaggio affascinante e meraviglioso attraverso le loro scoperte ed esperienze. Magari cercando di evitare che i propri figli debbano incorrere negli stessi errori, o peggio che si trovino a dover subire passivamente le stesse tare che ci sono stare iniettate nella testa, e di cui ancora sopportiamo le conseguenze.

Ed infatti eccomi qua, padre amorevole dal cuore pastafariano e dal fegato ateo, intento a compilare il modulo per la preiscrizione del nostro bambino alla scuola dell’infanzia. Quella che una volta era chiamata scuola materna, e prima ancora nell’era giurassica, quando l’abbiamo fatta noi, asilo. Solo che asilo fa brutto, con quel suono un po’ da parcheggio ed un po’ da rifugiati, mentre scuola ha tutto un sapore di apprendimento, perché quando si hanno quattro anni giocare va bene, ma meglio se lo si fa in modo intelligente e stimolante.

Ma a quanto pare non è solo giocare in modo intelligente e stimolante. Perché dal modulo salta fuori che già devo decidere se sia il caso o meno che il mio bambino a tre anni partecipi alle lezioni di educazione cattolica, o in alternativa destinarlo ad altre non ben identificate attività o portarmelo a casa. Già, in un asilo statale. Già, a tre anni. Che ancora non gli insegnano nemmeno l’italiano e la matematica, forse perché è troppo piccolo e a tre anni magari è più il caso di farlo divertire ancora un po’, povero cucciolo. Ma questo non vuol dire che debbano avere la decenza e la cortesia di risparmiargli le sue prime ore di indottrinamento forzato al credo del dio più alla moda in Italia da quell’anno infausto che è stato il 313.

Devo dire che questa conversazione l’ho già tenuta in una birreria un paio alcune ore fa, solo con toni molto meno pacati; le mie invocazioni all’altissimo hanno fatto girare un po’ di teste dai tavoli vicini, non fosse altro per il suo accostamento, tipico bresciano, ad un noto animale della fattoria. Qui cercherò di essere più formale.

Non voglio soffermarmi sulle questioni economiche, ovvero sulla pratica vergognosa di insegnanti assunti dalla curia ma pagati con i soldi di tutti, per insegnare delle cose fuori del controllo di uno stato che ha l’arroganza di definirsi laico. Quello che mi spaventa è che hanno abbassato il tiro: una volta si iniziava a sei anni a bombardarci la testa con le avventure di Gesù e la sua allegra compagnia di soli uomini. Ora, forse che i bambini sono più svegli dei loro padri, si è deciso di iniziare molto prima. Immagino che ormai a sei anni questi scolaretti siano già degli contestatori in grado di mettere in crisi un insegnante di religione che vuol parlarti di un dio con dei superpoteri degni di un eroe Marvel. Se si inizia tre anni prima, magari c’è ancora speranza che gli si possa far prendere per buona e assodata la storia del dio buono che compie miracoli a furor di popolo e che per motivi misteriosi finisce a giustificare le peggiori porcherie della storia dell’umanità, operate in suo nome. Di questo passo andrà a finire che ci chiederanno se vogliamo avvalerci del diritto di usufruire delle letture di passi scelti del vangelo direttamente sulle pance delle mamme in dolce attesa.

Chiaramente ho deciso di non avvalermi di questo importante diritto. Lo avevo già deciso da tempo, dopo lunghe riflessioni. Da un lato ho pensato che se sono quello che sono lo devo all’ostinata propaganda cattolica che siamo costretti a subire in questo stato falsamente laico, che mi ha spinto alla nausea e al rigetto. Ma d’altro lato ho pensato alla fatica che ho fatto per pulirmi il cervello da tutte queste sciocchezze del dio zombie buono che vuole salvare un’umanità bovina ed impotente. Sono certo che se terremo sgombra la mente dei nostri bambini più tempo possibile, poi avranno maturato da sé gli strumenti per respingere una storiella tanto presuntuosa quanto sciocca ed irrilevante.

Certo, la mia sembra già una forzatura da ateo che vuole togliere ad un bambino innocente la possibilità di aprire la sua mente alla conoscenza di una religione. In uno stato normale sarebbe vero. Ma non siamo in uno stato normale. E l’ora di lezione che non voglio che mio figlio segua non è l’ora di religioni, con un insegnante qualificato che espone in modo imparziale i vantaggi e gli svantaggi che si possono trovare ad aderire ad ogni religione del mondo, e soprattutto a restare atei. Purtroppo quest’ora di lezione è dedicata interamente all’indottrinamento cattolico. Non ti apre la mente alle più interessanti possibilità del momento, quali il veganesimo, il satanismo o il pastafarianesimo, ma ti chiude la testa e ti spara ad alta velocità sul primo tratto del binario del cattolicesimo, da cui scenderai comunque troppo tardi, se avrai mai questa fortuna. Non è una possibilità, ma una condanna. Quindi no.

E non sto privando mio figlio proprio di niente. Magari suona strana la parola ateo associata ad un bimbo di due anni e mezzo, ma è quello che è, da quando è nato. E dovremo tutti abituarci all’idea che tutti i bambini nascono atei, sia in Italia, che in India o a Gerusalemme, e che si ritrovano ad essere qualcos’altro è solo perché vengono costretti per via ereditaria quando sono troppo piccoli per opporsi. Io non farò così. Se un dio esiste, lo sfido a manifestarsi di persona per convincere mio figlio ad adorarlo. Ma da solo, senza nessuno squallido intermediario. Può portare tutti i cespugli ardenti che vuole, se lo ritene utile alla sua causa.

Comunque, questa è la foto di mio figlio, poco più di un anno fa:

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Quindi è evidente che le sue scelte le abbia già fatte, senza che nessuno, dio o umano che sia, gli abbia dovuto dire niente.