Cape Town, Venerdi 5 dicembre 2014

Il venerdì sera, si sa, è serata speciale per il popolo pastafariano. E’ il giorno che tutti attendono per l’intera settimana. Parecchie volte negli ultimi anni ho avuto il piacere e la fortuna di spendere notti con pirati, da diverse parti del mondo. L’Africa appare positivamente estrema anche da questo punto di vista: memorabili le notti a Nairobi, come ciò che è accaduto a Cape Town. Mai mi era successo di celebrare la stessa notte con 2 ciurme, contraddistinte dalla provenienza, unite come non mai negli intenti e nella celebrazione.
Di seguito una narrazione degli eventi accaduti quel venerdì.

La Lion's Head Mountain. Attneti a non caplestare code di felino nella nebbiaDi ritorno dalla scalata della Lion’s Head Mountain con l’ amica Lauren, incontro 4 geni in mutande con la pila attaccata, invece che alla testa, al culo. La testa è occupata da colorati scolapasta. Sono già parecchio ciucchi, classico accento sudafricano urlano minchiate su minchiate, ad ogni persona che incrociano, inchino supremo alzandosi lo scolapasta. Accetto la birra che offrono al popolo, un paio di apprezzamenti su Lauren, due cambi di opinione sugli squali e ci si aggrega alla ciurma. È inspiegabile come ci si trovi subito in sintonia.

Arriviamo alla macchina della ciurma, fuoristrada da 5 posti con cassone aperto dietro, e, ai 4 stronzi con la pila in culo, a me e Lauren, si sono aggiunti un ragazzo e una tipa austriaca agganciati e convertiti durante una gara di rutti scendendo gli ultimi metri. Musica elettronica e parte il vascello, le birre stanno finendo, è ora di iniziare a celebrare sul serio.

Un sacerdote Pastafariano di Città del Capo prepara la Castle Lager per il rito del Venerdì
Un sacerdote Pastafariano di Città del Capo prepara la Castle Lager per il rito del Venerdì

Passiamo a casa di Philip, dove con bende ed elmi si vestono i nuovi membri. Piccolo meeting bevendo da pentola fresca Castle Lager, in cui ci spiegano che sono lieti di riceverci nella flotta del pacifico di Cape Town, famosa e rinomata per farsi soddisfare attraverso sesso orale dalle balene che stanziano nei pressi di Simon’s Town durante alcune stagioni dell’anno. In assenza delle balene ripiegano sulle mondane sudafricane. Il programma della sera è passare in più possibili locali, spassarsela con la gente e ampliare la già esistente ciurma con nuovi convertiti. Il punto di ritrovo finale sarà Haut Bay, dove incontreremo i pirati della flotta dell’Atlantico, per concludere la serata insieme. Come accennavo, la più grande differenza tra le due ciurme sta solamente per la provenienza da oceani diversi, ma celebrano spesso tutti in un unico gruppo nella peninsula della città sudafricana, in compagnia di vecchi marinari e zoccole di porto.

Prima di andare ad un pub, tappa obbligatoria è passare davanti all’enorme centro commerciale Waterfront, che tu sia uomo o donna non centra niente, passando in macchina o mostri il fondoschiena passando o seno e fondoschiena se sei donna. Tutti adempiono, Lauren non ha nessun problema, è già sbronza e toccata da lungimiranti spaghettosità, l’austriaca se la tira un po ma alla fine cede e mezza tetta in onore a questo venerdì e in disprezzo degli stronzi turisti davanti la mall salta fuori.

tre-che-bevonoPrimo pub, e qua la vera celebrazione inizia, narrando e convertendo metà locale, incredibili sfide di ping pong beer ma senza l’utilizzo di nessuna pallina, gara di mitraglia in parcheggio; buco con chiave sulla base della lattina, apri la lattina e giu di schiena. Si riparte, dietro al cassone ci sono 3 nuovi membri, 2 francesi da Bordeaux e un altro pirata sudafricano. Le francesi come sempre si contraddistinguono per le tre specialità che sanno fare.

mani e bicchieriIl clima è di grande festa, la convinzione collettiva dei nuovi membri aumenta sempre più, dopo altri due locali si arriva in una gran bella casa con piscina, party di un’amica dell’amico del cugino di Jay, ma ci sentiamo indistintamente tutti invitati, e occupiamo la festa. La proprietaria di casa all’inizio non sembra contentissima, ma visto la gioia e la simpatia che tutta la ciurma va manifestando, e soprattutto l’impossibilità di cacciarla fuori, accetta e iniziano le danze. Non fa così caldo, ma gli avventurieri pastafariani spesso cadono o vengono spinti nelle insidiose fredde acque della piscina, poche bracciate e perlustrazioni ed escono subito; non ci sono balene nei paraggi, meglio star fuori dall’acqua allora.

tuffo-con-birraLa situazione comincia ad essere sempre più divertente e molesta, complice musica tamarra di alta qualità e tuffi con presa delle birre al volo. Non ci si risparmia in niente e per niente, gran momento quando le amiche francesi affermano tarantolate di sentirsi lunghe spaghettosità ovunque e ripudiano l’amato champagne in favore di economica birra sudafricana.

È arrivato il tempo del ritrovo con la ciurma dell’Atlantico, si decide di andare verso Haut Bay, ma Jessie, padrona di casa non vuole proprio che la combriccola abbandoni ora. Dopo intensi e riflessivi minuti si decide che i pirati dell’ovest possono, o meglio, devono venire alla riscossa al party. Ricordo l’ingresso in scena dei 5 membri dell’ Atlantico, due robuste ragazzotte che portano in spalla due compagni piuttosto fradici e felici, dietro l’ultimo pirata, che continua a inciampare ridendo e rovesciando lattine dai due secchielli pieni di ghiaccio e Black Labels. E che ve lo dico a fa, da quel momento in poi, solo Sua prodigiosa spaghettosità sa.

1 fsm e due birre

I problemi dell’educazione religiosa dei figli per un padre ateo e pastafariano

E’ facile convertirsi al Pastafarianesimo: è una religione che offre tutte le agevolazioni, non è esigente, non richiede la frequenza a noiosi riti nei giorni di festa e non vede nella sofferenza e nel sacrificio un modo di avvicinarsi a dio.

 

Quello che però è meno facile è conciliare tutto questo con l’educazione di un figlio. Probabilmente perché nel frattempo ho conosciuto più a fondo questa religione, ed insieme ad essa anche tante questioni. Argomenti sottili, che arrivano a toccare anche altre religioni, prima fra tutte la negazione stessa della religione, l’ateismo. Tutti questi ragionamenti, spesso guidati dall’illuminazione di qualche birra consumata in compagnia di amici nella mia taverna preferita, non hanno mai fatto vacillare la mia fede nel Pastafarianesimo, anzi l’hanno rafforzata ed integrata di una forte dose di razionalità. Il risultato è che si è complicato l’approccio spensierato ed entusiasta dei primi tempi. Per altre religioni parlare di fede razionale è un controsenso se non addirittura una bestemmia: si sa che nelle religioni un po’ inconsistenti la ragione allontana dalla fede, e quindi il pensiero fine e autonomo viene scoraggiato fortemente. Ma nel Pastafarianesimo si può ragionare: da soli, in una euforica compagnia di amici, con degli sconosciuti rispettosi e non armati. E il ragionamento non può che portare nuovi argomenti a rafforzare questa religione: ecco uno dei punti che più amo e che più dà vento alle vele della mia fede razionale in questa religione.

 

Ma partiamo con ordine. Il Pastafarianesimo è una religione, ed io ne sono un devoto seguace. Secondo il modo di agire comune alle altre religioni, dovrei volere che pure mio figlio lo sia allo stesso modo. Da pastafariano, mi auguro che conduca sul pianeta una vita felice, rispettosa e ricca di soddisfazioni, e che giunto alla fine della stessa si meriti appieno il suo spumeggiante vulcano di birra fresca con annessa la fabbrica di conturbanti spogliarelliste. Ma ho già detto che il pastafarianesimo è una religione particolare, che accoglie a braccia aperte nella sua comunità anche persone che non credono alla lettera nell’esistenza del Flying Spaghetti Monster, ma che semplicemente scelgono di accettarne i consigli di comportamento. Questo rende automaticamente pastafariana qualunque persona del pianeta, a condizione che segua dei precetti morali coerenti con i nostri. Anche a sua insaputa, già. E soprattutto, anche se crede in una divinità concorrente. Il Flying Spaghetti Monster, a differenza di gran parte delle divinità monoteistiche moderne e passate, non è per niente geloso, e non minaccia mai di scatenare la sua collera contro chi crede in altri dei o non crede in lui. Diciamo pure che il Signore del Carboidrato in questo è una divinità controcorrente, perché non si limita a suggerire dei comportamenti, ma è il primo a dare il buon esempio seguendo lui stesso le sue indicazioni di tolleranza e rispetto.

Obama Pirata Pastafarriano
Il presidente degli Stati Uniti è a sua insaputa pastafariano, sebbene frequenti anche una chiesa di una divinità alternativa

Grazie a questo sano principio posso stare tranquillo che se anche mio figlio non abbraccerà mai la fede pastafariana, basta che si comporti in modo moralmente accettabile e avrà comunque diritto a vulcano e spogliarelliste, e quando giungerà il suo momento sarà per lui una piacevolissima sorpresa, ne sono certo. Sarà quindi sufficiente che io lo formi secondo i principi etici in cui credo. Considerando che i principi morali sono innati in ogni essere umano, non dovrò imporgli proprio niente, casomai evitare che qualche altro principio distorto preso da altre religioni non finisca per intrufolarsi.

 

E perché dovrei fare tutto questo? Non potrei semplicemente condurre mio figlio sulla strada del Pastafarianesimo? Ci ho pensato a lungo. E alla fine ho deciso di no. Per tre motivi.

 

Il motivo etico

L’ho appena detto: ogni persona ha da sé tutto quello che gli serve per capire che cosa è giusto o sbagliato, senza che questo gli venga spiegato da un prete in malafede o da un conoscente bigotto e zelante, senza che gli venga fatto credere che in base a come si comporta in questo universo ci saranno terribili punizioni o meravigliosi premi in una ipotetica e trascendentale vita futura. Il mondo, come dice il poeta, è fatto di buoni e cattivi. I primi si comportano bene e i secondi, manco a dirlo, si comportano male. La religione è il sistema più subdolo e raffinato per forzare le persone buone di comportarsi male o semplicemente in modo eticamente distorto, mantenendo però la coscienza pulita. Francamente, non voglio questo per mio figlio. Se mai si comporterà male, voglio che lo faccia per puro spirito di cattiveria volontaria, non certo per attendere ai secondi fini di chissà quale lunatica divinità.

Il motivo della libera scelta

Il secondo motivo è pure più semplice: non ho l’arroganza di pretendere che il mio dio sia quello giusto, e che debba essere io a decidere per mio figlio quale dio dovrà adorare. Non voglio fare l’errore tipico dei genitori religiosi di tutto il mondo che costringono i loro figli a seguire la propria religione, attraverso rituali di iniziazione ancestrali come circoncisioni o immersioni in acqua per perdonare loro dei reati che non hanno nemmeno avuto il tempo di commettere. Molta gente pensa che con questo mio comportamento io stia privando mio figlio di una cosa importante come la fede. In realtà è proprio il contrario: io comportandomi così non gli sto imponendo niente che vada contro la sua volontà, e se un giorno lo vorrà non avrà nessun pregiudizio e potrà scegliere la religione che preferisce. Voglio ricordare che nessun bambino nasce credente, ma che la religione viene in genere infilata nella testa contro la sua volontà in una età in cui la fiducia negli adulti è massima, unita alla totale incapacità di difendersi e di distinguere il vero dal falso. Basta provare a parlare di catechismo ad un figlio solo quando ha compiuto diciott’anni, per vedere cosa dice, e se sarà felice di dover confessare i suoi atti impuri ad un prete. Mio figlio avrà accesso ad una vasta letteratura per l’infanzia e magari, quando lo riterrò il momento adatto, insieme ai più celebri classici per bambini e ragazzi potrò anche fargli conoscere le storie più divertenti e singolari delle divinità del passato. I miti greci, sempre attualissimi nei loro concetti assoluti di esseri umani impavidi e curiosi che si scontrano con divinità imperfette e capricciose; quelli nordici, di respiro più catastrofico e grandioso nella lotta contro una natura avversa. Le favole degli indiani d’America secondo cui discendiamo dalle stelle; quelle dei popoli africani, piene di ancestrali animali parlanti. Ma anche le incredibili bizzarrie degli dei gelosi e truculenti del vicino Oriente, tutt’ora le più apprezzate da miliardi di persone al mondo. Starà a lui capire la differenza tra la letteratura classica e quella di matrice religiosa, e decidere se avrà bisogno credere nell’esistenza di qualcosa di tutto questo per sentirsi a posto con se stesso. Magari sceglierà il poderoso dio col martello Thor, o magari Bacco, generoso dispensatore di bevande alcoliche. Oppure stupirà tutti scegliendo come libro sacro un vero classico della letteratura quale l’Isola del Tesoro ed eleggendo il capitano Flint a dio pirata personale, degno di ogni venerazione. Se poi qualche dio sentirà il bisogno di manifestarsi presso mio figlio per far valere le sue ragioni, sarà libero di farlo. Basta che ci metta la faccia di persona: sono stanco di tutti questi dei che funzionano solo per sentito dire.

Il motivo concreto

Il terzo motivo varrebbe anche da solo, senza gli altri due: la mia amata arriva a condividere i miei sentimenti atei, ma non la mia passione pastafariana. Quindi ho carta bianca sull’ateismo, ma se solo provassi a spiegare ai mio figlio la Sugosa Via dello Spaghetto, vivrei nel terrore che li faccia battezzare di nascosto in chiesa alla prima occasione, giusto per farmi torto.

Di motivi ce ne sono abbastanza. In più ci vedo un ottimo punto di forza: quando un bambino cresce senza che la testa gli venga riempita di storielle religiose fatte passare per vere, maturerà una mentalità più scientifica e razionale. Sarà portato naturalmente a non credere a tutto quello che si dice, alle pseudoscienze, allo spiritismo, alle scie comiche, ai presidenti che si sono fatti da soli e alla lobby dei barbieri (grazie a Lega Nerd per la gustosa segnalazione, starò attento la prossima volta che mi faccio tagliare i capelli). Potrà vivere meglio, in pace con se stesso, senza che debba fare affidamento su interventi divini esterni ogni volta che ne ha bisogno, ma piuttosto contando consciamente sulle proprie capacità e sull’aiuto delle persone che lo circondano e che gli vogliono bene. Senza quell’angoscia generata da un dio onnipotente e guardone che non ha altro da fare che controllare ogni momento quello che pensa, dice o fa, per poi presentare poi il conto alla fine. Non ne avrà bisogno. Credo che nessuno ne abbia bisogno, serve solo il tempo di capirlo, e qualcuno deve pure iniziare.