Il pedalatore pazzo

Da quando vado al lavoro in bicicletta ho molto più tempo per pensare: circa un’ora al giorno! Questo succede perché mentre pedalo non ascolto la radio come facevo in macchina e non chiacchiero con eventuali altri passeggeri: la mia principale occupazione è proprio pedalare e ovviamente evitare di finire sotto le ruote di un’automobile. Sono comunque cose che riesco a fare senza troppi sforzi mentali su gran parte del percorso, ed ecco quindi che per un’ora al giorno posso pensare liberamente a quello che mi passa per la testa.

Avere tutto questo tempo per pensare mi ha portato a comprendere una cosa strana, che neanche a dirlo è proprio una considerazione sui mezzi di trasporto: durante i miei spostamenti incontro altri ciclisti, ma sono molto, ma molto di meno delle automobili che mi sfrecciano continuamente e rumorosamente accanto. Non solo questo: di tutti i ciclisti che incontro ce ne sarà uno al massimo che ha l’aria di aver preso la bici per andare a fare qualcosa da qualche altra parte come faccio io. Il tipico ciclista che incontro è quello che ha indossato la sua sexy tutina aderente e si è messo a gironzolare a caso per le strade senza altro scopo che non quello di farsi un giro. Non è sbagliato, ma c’è una differenza di fondo tra me e lui: io sto togliendo una automobile dalla strada, la mia, mentre lui sta aggiungendo un ingombro. Magari è pure uno che la bici la usa solo per spassarsela ma poi al lavoro ci va ancora in macchina.

Quindi quello che penso è questo: usare la bici per andare da un posto all’altro è una cosa stranissima più o meno per chiunque, mentre la cosa giudicata normale è di usare un’automobile. La prova di questo è una serie di strane battute che devo subire e conversazioni che devo sostenere con più o meno chiunque mi veda con un caschetto in testa. A riassumere tutti dialoghi imbarazzanti cito una mia amica divertita che un giorno mi ha sbattuto in faccia il suo:

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Il lavoro ieri, oggi e nel mondo che verrà per quelli che lavorano seduti su una sedia o sul sedile di una automobile

Un ingorgo a croce uncinata, affascinante da guardare ma meno quando si contribuisce a realizzarlo

E’ da un po’ che lavoro da casa. Mi hanno detto da poco però che a breve si debba rientrare a farsi vedere almeno un po’ dai capi e da quelli che a casa a lavorare non ci sono mai stati. Questo perché va bene tutto, ma la videoconferenza non è la stessa cosa di condividere la stanza e le infezioni con i propri colleghi. L’idea di tornare ad indossare pantaloni e scarpe già mi manda un po’ nel panico, figuriamoci quella di lavorare con guanti, mascherina e colleghi poco rispettosi degli spazi altrui.

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Bestseller da albergo

Quando prendo possesso di una camera d’albergo, non posso fare a meno di tirare tutti i cassetti, alla ricerca dell’Oggetto. E spesso lo trovo. E non sto parlando di qualcosa di generico, dimenticato dall’occupante precedente. E neppure di qualcosa di vagamente utile, come un caricabatterie da cellulare o un apribottiglie. Sto parlando di questo:

ovvero del Nuovo Testamento, il libro delle avventure e degli insegnamenti di Gesù e dei suoi amici. In questo caso manca il prequel biblico, ma se non altro abbiamo la fortuna di poter leggere la parola di dio in ben quattro lingue diverse. Posso solo immaginare la frustrazione del credente spagnolo.

Quello che mi chiedo sempre è come mai sia necessario mettere questo libro in un cassetto di ogni stanza d’albergo. Serve a propiziarsi la benevolenza del caritatevole dio cristiano, nel caso sia in vena di scatenare una calamità naturale nei paraggi? O è più per la figura oscura di colui che la sera si mette a spulciare qualche passo del vangelo prima di andare a dormire? E se non trova questo libro cosa fa, dorme male o va a lamentarsi in reception per l’avergli impedito l’osservazione dei suoi principi base di buon cristiano? Non fa prima a portarsi da casa il suo vangelo, nella lingua che preferisce, di modo che io abbia più di spazio per la mia biancheria?

Tante domande ancora senza risposta. La prossima volta che prenoto una stanza magari chiederò espressamente su che tipo di letteratura posso trovare nascosta nei cassetti della mia camera, magari per sapere se per una volta posso avere qualcosa di più vicino ai miei gusti.